La serie è ambientata in un futuro distopico in cui il pianeta è stato praticamente distrutto dall’uomo e i sopravvissuti vivono in tribù allo stato brado, come piace a Jason Momoa. Ah, sono tutti geneticamente ciechi. Quasi tutti, in realtà. I pochissimi che hanno il dono della vista sono considerati eretici e vengono cacciati e uccisi come streghe. La storia gira proprio intorno a loro ed alle battaglie tra popoli di “vedute” differenti, dove i protagonisti sono una coppia di gemelli vedenti, il loro padre adottivo (Momoa), una regina perfida e pazza (e pure bellissima ma lo sappiamo solo noi) e i buoni e i cattivi di turno che con qualche colpo di scena, molti colpi di sangue e tantissimi colpi di coda compaiono e muoiono nell’arco di tre intere stagioni. Il progetto era ambizioso e rappresentare sullo schermo un mondo di ciechi non poteva essere semplice. Mi chiedo il senso delle decorazioni delle case, della cura degli abiti o della ricerca dei colori in un mondo dove a regnare è il buio e dove ogni cosa dovrebbe essere funzionale e non prettamente estetica. Così come immagino che, durante un dialogo ad esempio, si tenda più ad avvicinare l’orecchio e quindi girarsi leggermente per favorire l’udito piuttosto che parlare faccia a faccia. Ma la critica è un problema mio, io per fortuna ci vedo e sono fin troppo attento ai particolari. Fatto sta che gli attori bravi sono più rari dei vedenti. Comunque, dopo un po’ ci si fa l’abitudine, cioè non ci si può fare niente, chi s’è visto s’è visto e che siano vedenti o non vedenti non interessa più. Perché la storia si evolve e nonostante le chiacchiere così eccessive da far desiderare che i protagonisti siano muti oltre che ciechi, tutto sommato la serie non è affatto malvagia e, fra intrighi e passioni, battaglie ed alleanze, conferma la qualità di Apple TV+. Si evolvono anche la scenografia e i personaggi, come se ad un certo punto la produzione avesse aperto gli occhi e si fosse accorta che non si poteva ambientare ogni scena tra quattro alberi e due capanne. Un finale spettacolare mi ha lasciato a caldo sufficientemente soddisfatto da affermare che See è da vedere.

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