Mi fidavo di Ken Follett, ero sicuro che qualsiasi suo romanzo, anche minore, mi avrebbe appassionato. E invece Il terzo gemello, come il primo, il secondo e gli altri cinque, è stato una delusione. Finito per “puro spirito sportivo” (cit. Fantozzi), il libro tutto sommato è abbastanza scorrevole eppure, al di là della trama prevedibile e scontata, i passaggi imbarazzanti in cui si pensa “non è possibile che lo abbia scritto davvero” sono troppi. Tipo la scena della guardia carceraria alle prese con un topo mentre si consuma una violenza sessuale o l’altra violenza sessuale in un’auto lanciata a velocità o la violenza sessuale che dà origine alla storia in una situazione improbabile. Sembrerebbe un racconto di violenze sessuali ma altre assurdità, che si sostengono l’un l’altra risultando così ancora meno credibili, ne fanno un polpettone di banalità. Follett scrive bene e non è che il libro sia da buttare, anzi può anche essere utile per difendersi da una violenza, è bello pesante. Alla fine tuttavia ad essere violentato, per fortuna solo psicologicamente, è proprio il lettore che spera invano in una svolta che non arriva. Si salverà dimenticando in fretta l’accaduto.
Ken Follett – Il terzo gemello
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