Direi che non è il miglior Pallavicini se avessi letto altro di Pallavicini. Avevo scelto il suo ultimo libro per conoscere questo autore spesso citato per ironia e sensibilità ma non sono rimasto soddisfatto. Mi sembrava simpatica l’idea, tra l’altro nemmeno originale, di individuare categorie di persone detestabili della società odierna e suggerire come eliminarle fisicamente, avrei potuto seguirla alla lettera. Peccato però che la realizzazione lasci a desiderare. Pallavicini sarà pure simpatico, il suo sarcasmo però fa ridere come un uomo che scivola su una buccia di banana, cioè sembra roba antiquata, con battute d’altri tempi, più comica che ironica. Mi ha fatto sorridere solo l’elenco delle trenta categorie di personaggi che ha stilato, perciò mi sarebbe bastato leggere il sommario per apprezzare di più sia l’autore sia il libro. Invece la descrizione di questi rompiscatole e, peggio, la modalità con cui ucciderli mi ha ricordato il nonno che ti ruba il nasino con la mano. E forse quella del nonno è la figura che meglio si adatta al buon Piersandro. Per apprezzarlo probabilmente dovrei leggere qualche sua opera più datata, di quando magari era più giovane e gioviale, ma dubito che lo farò prima di diventare nonno io stesso. Quindi mai.
Piersandro Pallavicini – L’arte del buon uccidere
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