Potrebbe sembrare un fumetto per adolescenti e fanatici, visto il tratto apparentemente semplice e il genere horror, abbastanza grottesco e molto splatter. Io stesso non lo avrei letto se non fosse stato per le recensioni, tutte positive, che ne parlano. La storia è quella di un pittore folle il quale, attraverso opere che dipinge con il suo sangue, si rivolge direttamente al lettore per raccontare la propria vita e la propria famiglia in un susseguirsi di scene inquietanti e allucinanti. Scavando un po’ più a fondo, cioè semplicemente scorrendo le pagine, ci si accorge tuttavia che Hideshi Hino, maestro dell’horror giapponese, ha usato una metafora per metà autobiografica per denunciare gli orrori in cui è sprofondato il Giappone durante e dopo la seconda guerra mondiale, dai crimini di guerra giapponesi alla bomba atomica. Orrori che in parte ha vissuto lo stesso Hino e che ha potuto rappresentare in modo efficace attraverso la figura di un artista pazzo perché solo una forma di pazzia può descrivere esperienze di questo tipo. Anche le scene più assurde e macabre trovano una loro collocazione nella realtà storica: l’aspetto agghiacciante è infatti il dover pensare che tutto ciò, da una corretta prospettiva, è potuto accadere davvero.
Hideshi Hino – Visione d’inferno
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