Simpatico romanzo che racconta le avventure di una famiglia di cavernicoli alle prese con l’evoluzione nell’era di passaggio verso quella in cui dominerà l’homo sapiens. Guidati dall’ingegnoso capofamiglia, figli, mogli e zii andranno incontro alla scoperta del fuoco, di nuove armi per la caccia e della comodità di vivere in una caverna, cammineranno in posizione eretta, cuoceranno il cibo per masticarlo e digerirlo meglio, inizieranno a lavorare alle arti con i primi disegni sulla pietra, non si accoppieranno più all’interno della stessa tribù. Tutto viene narrato in forma umoristica con dialoghi anacronistici che rispecchiano la società moderna e che hanno anche una morale. Le innovazioni infatti non vengono viste sempre di buon occhio dai membri della famiglia. Lo zio ritiene siano in contrapposizione al corso della natura e continua imperterrito a rifiutare ogni cambiamento. I figli, sperimentati i vantaggi delle loro scoperte, si convincono della necessità di tenerle per sé e non condividerle liberamente con le altre tribù: uno, per mantenere una di forma superiorità sulla specie; due, per evitare che portino l’uomo all’autodistruzione. Detto così sembra una palla, invece la lettura è scorrevole e divertente, a tal punto che mi sono chiesto – e ancora mi domando – quando l’uomo primitivo ha iniziato a ridere e perché.
Roy Lewis – Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
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