Sono così bravo a trovare difetti nei libri (e nelle persone) che non mi convincono al 100% che, quando ne scrivo – male ma ci provo – riesco a spiegare perché non mi hanno soddisfatto con discreto e cinico compiacimento. Quando invece il libro che ho appena finito mi stupisce positivamente ho un blocco: non trovo gli aggettivi giusti, il mio vocabolario si dimostra limitato, le qualità non vengono a galla. E’ ciò che mi è successo con questo romanzo di McGrath, a mio modesto parere pressoché perfetto. Scritto egregiamente, è la storia della moglie di uno psichiatra che si innamora di un suo paziente, squilibrato e pericoloso, arrivando a distruggere, nel vero senso del termine, se stessa e chi le sta vicino pur di coltivare un sentimento folle. Folle, perché già l’amore è pazzo per definizione, ma soprattutto perché qui sfocia in estrema ossessione, perdita della ragione, depressione, paranoia che McGrath racconta senza pieghe, con un ritmo coinvolgente ed una certa padronanza del contesto clinico che rende verosimili gli avvenimenti. La sua genialità sta nel coinvolgere il lettore a tal punto da spiazzarlo e impedirgli di prendere una posizione in merito al susseguirsi dei fatti: io, per lo meno, da un lato volevo che vincesse la passione e trionfasse l’amore, dall’altro che morissero tutti malamente. E nel mezzo che mi ubriacassi di gin facendo sesso con chiunque come la protagonista. Follia appunto.
Patrick McGrath – Follia
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