Sull’onda del successo di Squid Game, tra i titoli più visti di Netflix è tornata in classifica questa serie giapponese del 2020 con cui condivide l’idea di fondo: giocare per sopravvivere. Sembra anzi che l’autore di Squid Game si sia proprio ispirato al manga da cui è tratta Alice in Borderland, uscito in Giappone una decina di anni fa, per realizzare “Il gioco del calamaro”. Le similitudini in effetti sono molte ma lo sviluppo è totalmente diverso, qui poi la trama tocca la fantascienza e la distopia e c’è pure il doppiaggio italiano. La recitazione purtroppo resta mediocre, del resto anche nella vita quotidiana i giapponesi sembrano attori mediocri. Gli spunti sono curiosi ed alcuni richiami ad Alice nel Paese delle Meraviglie (Alice in Wonderland) piuttosto evidenti ma non ne ho compreso appieno il nesso, forse perché è plausibile una seconda stagione che magari darà qualche risposta in più. Bello immaginare una Tokyo completamente disabitata, quasi quanto il Grande Raccordo Anulare vuoto, utopia pura.

Alice in Borderland
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