Come tutte le serie nordiche, anche questa è fredda e un po’ lenta. Come l’attività di un vulcano che non erutta da oltre cento anni. Come gli abitanti di quei posti. Posti che poi sono la fantastica Islanda e, in particolare, la zona di Vík í Mýrdal ai piedi del vulcano Katla, dove non c’è praticamente un tubo, a parte la meraviglia. A casa conservo un barattolo di sabbia nera tipica della spiaggia, oltre a mille ricordi e fotografie tra cui quelle dei bellissimi faraglioni di Reynisdrangar che spesso vengono inquadrati durante gli episodi.

Insomma, avevo sufficienti motivi per guardare la serie che oltretutto è di genere misto tra fantasy e thriller, leggera ma intrigante. Ad un certo punto, arrivare al finale mi ha interessato poco, cercavo solo di ritrovare luoghi e qui la fotografia ha peccato, Netflix avrebbe potuto sfruttare molto meglio gli scenari e i paesaggi offerti anziché concentrarsi su una trama non proprio soddisfacente e con qualche buco di sceneggiatura di troppo. Non ci sarà una seconda stagione, senza dubbio invece tornerò una seconda volta in Islanda.
Se vuoi…