Mi aspettavo una storia avvincente con protagonisti i narcos e le loro azioni efferate, l’agente della DEA o dell’FBI e i suoi valori, la violenza, il coraggio, la corruzione, la vendetta. Cose così. Tutto questo l’ho aspettato fino a metà del romanzo e oltre, quando ho iniziato a rendermi conto che la storia era un’altra: il viaggio o meglio la fuga disperata di una donna che, con il suo bambino, cerca di emigrare clandestinamente dal Messico agli Stati Uniti per scappare dal cartello della droga il cui capo le ha distrutto la vita. I narcos sono un pretesto, sempre presenti ma sullo sfondo. Non c’è nessun eroe al centro del racconto e nemmeno ai margini. Costanti sono invece le paure, le ostilità, gli orrori e sì, anche la violenza accentuata dal fatto che è plausibile: l’autrice ha voluto evidenziare il dramma di coloro che abbandonano la loro casa e ogni legame pur di cercare una vita migliore, rischiando di perderla continuamente lungo il tragitto. Avvincente è avvincente comunque. Se ci facessero un film lo andrei a vedere di corsa, soprattutto per dare un volto alla bellissima Soledad, la cui descrizione è essa stessa bellissima.
Jeanine Cummins – Il sale della terra
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