Non sapevo che Roald Dahl fosse il papà di Willy Wonka, altrimenti non credo che avrei iniziato a leggere questi racconti, immaginando si trattasse più di storie per ragazzi. Il nome, Roald Dahl, non lo avevo mai sentito ma mi ispirava, poteva essere quello di un personaggio de Il trono di spade (tra due giorni me lo sarò dimenticato e alla domanda su come si chiamasse risponderò “qualcosa tipo Donald Duck”). Le recensioni lo definivano “il maestro del racconto” e inoltre avevo appena finito un romanzo avvincente, non mi andava di iniziarne subito un altro così su due piedi, in metro, con il Kindle in mano e una giornata di lavoro sul groppone. Questa raccolta è stata la scelta più ovvia.
I racconti sono cinici, a volte cattivi, spesso con un finale da intuire che lascia il lettore in sospeso e sorpreso. Ogni storia parte sempre da lontano e può risultare noiosa perché troppo infarcita di dettagli e dialoghi che servono a poco. Ad un certo punto infatti, verso la metà, non vedevo l’ora di finire ma non finivo perché il volume, seppur in formato elettronico, ha oltre settecento pagine e i racconti entusiasmanti sono una minoranza. Fortuna mia che proprio tutti tutti non sono. Stamattina, in metro, ho terminato l’ultimo e subito ho iniziato un romanzo che spero sia avvincente.
Roald Dahl – Tutti i racconti
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