Quasi un anno fa, dopo interminabili ricerche in libreria terminate poi con il download pirata sul Kindle, sono riuscito finalmente a leggere “La promessa“, scoprendo DĂĽrrenmatt. Da allora ho messo nel mirino questo suo altro romanzo, di cui avevo letto curiose recensioni: chi lo ha apprezzato fornendo argomentazioni e significati a cui non sarei arrivato e chi lo ha denigrato senza troppe giustificazioni: è noioso, ho capito subito chi era l’assassino, ho faticato a finirlo. Mah. Se una cosa non piace, capisco che non si perda tempo a scriverne i motivi. Ma allora sarebbe giusto non scrivere proprio niente. Fatto sta che a me questo giallo-noir-poliziesco è piaciuto e non sarò certo io ad elogiarlo come merita, perchĂ© non ne sono capace. Però posso dire che, innanzi tutto, è breve e non può avere niente di noioso, se non quattro righe descrittive ogni tanto. E’ invece ricco di intermezzi che rappresentano veri e propri colpi di scena e che, volutamente, passano quasi inosservati. Alcuni dialoghi ad effetto includono frasi che hanno un qualcosa di geniale. La scoperta dell’assassino non è il fine a cui vuole arrivare l’autore (DĂĽrrenmatt pare sia questo, un giocherellone), nonostante la sorpresa nelle ultime pagine. Il rapporto tra i protagonisti, la natura umana, l’astuzia e l’inganno sono i temi, a mio avviso, su cui porre attenzione ma fondamentalmente uno può anche non farlo: un bel libro è un bel libro anche senza porsi troppe domande.
Friedrich DĂĽrrenmatt – Il giudice e il suo boia
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