Non conoscevo l’autrice pur avendone sentito parlare molto bene. Non conoscevo il libro e la sua trama ma lo avevo in coda da qualche mese per puro caso e aspettavo il momento giusto per iniziare a leggerlo. Non conoscevo la storia del Biafra che, nonostante la sua breve esistenza come Stato e prima che io nascessi, per me ha sempre rappresentato un sinonimo di fame e povertà.
Adesso ne so un po’ di più. Parlerò anche io positivamente dell’autrice se riuscirò mai a ricordare il suo nome: ha uno stile che sembra non incepparsi mai. Consiglierò il libro a patto che non venga sfogliato sotto l’ombrellone, perché tanto leggero non è, per la crudezza, per le vicende narrate, assolutamente realistiche e anche per quei nomi di cose, città e persone a volte impronunciabili, come appunto quello dell’autrice. Continuerò a pensare al Biafra associandolo a fame e povertà, con l’aggiunta del piccolo particolare della guerra a fare da cornice. Inoltre, nei miei viaggi in Africa, non smetterò di cercare il viso di Olanna.
Chimamanda Ngozi Adichie – Metà di un sole giallo
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