Sì, mi è piaciuto. Per due motivi soprattutto: uno, tocca il cuore, nel vero senso della parola, dato che tratta della morte di un ragazzo e del dramma dei genitori prima di decidere sulla donazione degli organi; due, è incredibilmente scorrevole nonostante descrizioni prolisse e una scrittura eccessiva e pomposa, autocelebrativa direi. A dire il vero, l’ho trovato scorrevole forse perché, capito lo stile dell’autrice, ho iniziato a leggere velocemente sapendo che qualche riga o parola in meno niente avrebbero tolto alla storia. Certe emozioni tuttavia riesce a trasmetterle, in particolar modo quando finisce.
Maylis De Kerangal – Riparare i viventi
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