Quei venti minuti sono stati il succo di questi due anni. A mezzanotte in punto io ero lì, pronto a brindare al nuovo anno, con il bicchiere in una mano e il telefono nell’altra. Ti ho scritto subito. Auguri bellissima. Poi ho aspettato, come ormai mi hai abituato a fare. Non ho idea del perché tu non mi abbia scritto subito, avrai avuto mille motivi, fatto sta che a mezzanotte non c’eri. Ma sapevo che saresti arrivata e infatti, venti minuti dopo, ecco il tuo messaggio, un “ti amo” che non sono più capace di leggere e che mi ha tenuto a galla ogni volta, in ogni tempo, fino a farmi male. La mattina dopo mi hai perfino “rimproverato” che io non te l’avessi scritto e subito ti ho risposto con le due stesse meravigliose parole. Per me sono tutto, tu sei tutto. Eppure non capisco più se le usi con cognizione, con il cuore, con la voglia e la passione perché, se così fosse, noi a capodanno saremmo stati insieme.
Calvino, parlando di amori difficili, scriveva qualcosa del genere: “m’accorgo che correndo verso M ciò che più desidero non è trovare M al termine della mia corsa: voglio che sia M a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me”. A mezzanotte tu non sei corsa da me e così negli ultimi due anni. Sì, ci sei sempre stata ma sappiamo entrambi come e quei “ti amo”, seppur forti e costanti e sempre andati a segno, hanno perso valore. Li hai accompagnati con altre parole stupende e promesse pesanti che però, ad oggi, parole e promesse sono rimaste. E io comincio a cedere. Il mio amore resta infinito ma comincio a cedere.
Ho sempre avuto un’idea e, in una delle centinaia di mail che quest’estate ti ho scritto ogni giorno, senza saltarne uno, credo di avertene parlato. Là fuori c’è qualcuno per tutti. Se ti guardi intorno, riesci a trovare quella persona e, quando l’avrai incontrata, una volta che il tuo cuore sarà stato colpito, non ci potrà essere nessun altro. Non ha importanza quello che succede: distanza, infedeltà, silenzio, perfino morte. Un sentimento simile non può ripetersi con nessun altro. E’ la teoria dell’unico colpo. Dell’unico colpo di fulmine. Per me sei tu quella persona, per te non so più chi sono io.
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