Scrivo (male) di viaggi, libri, film brutti e serie TV, amori, disamori e altre amenità, racconto (peggio) storie e luoghi, pubblico (pessime) foto e soprattutto parlo (troppo) di me.

Lezione di tennis

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Condom_tennisA quel tempo ero davvero un ragazzino. Avevo circa vent’anni e non erano i vent’anni di oggi, in cui il mondo ti permette di crescere più in fretta. Noi maschietti in particolare eravamo nettamente un passo indietro rispetto alle nostre coetanee. Loro giocavano vicine alla rete attaccando, noi sulla linea di fondo, difendendo. A pensarci bene forse non è cambiato molto da allora.
Frequentavo un corso di grafica e lei era una mia collega. Un viso carino, un corpo perfetto e i capelli rossi. Questo era. Al cuore e alla testa che ho fra le gambe non potevo chiedere di più, era il massimo, non pensavo nemmeno che una ragazza potesse avere altre doti, tanto meno interiori. Raggiungerla era un sogno che, giorno dopo giorno, lezione dopo lezione, ha cominciato a diventare realtà. Sarebbe stato tutto più facile se non fosse che io ero fidanzato e che lei, pur non avendo ufficialmente un ragazzo, era braccata da un suo ex, gelosissimo, cattivissimo e ossessivo al punto da pedinarla e seguirla ovunque. Tranne che al corso, dove potevo coltivare liberamente il mio orticello.
Tra occhiate quotidiane, sfioramenti più o meno causali, passeggiate semi-romantiche e soprattutto parole, con le quali io tra l’altro ero in grado di fare qualsiasi cosa, siamo arrivati a fine anno, proprio all’ultimo giorno. Dovevo trascorrerlo con la mia ragazza ma non ce la facevo più: tramite i colleghi avevo la possibilità di stare con la rossa e così nel tardo pomeriggio del 31 ho lasciato, spietato come mai avrei creduto di poter essere, la ragazza con cui avevo perso la verginità. Quel giorno è nata la storia. Ora potevo dedicarmi a lei a tempo pieno e lei… lei no. Lei no perché lo stalker era sempre in agguato e forse era qualcosa di più di un semplice ex. Lei gli dava corda, gli voleva bene, lo lasciava fare, andava alle sua partite di calcio, lo consolava quando ne aveva bisogno. Io lo odiavo, era il mio nemico numero uno anche se, tutto sommato, era un bravo ragazzo. Non era un modello di educazione e di comportamento, aveva un carattere tutt’altro che tranquillo, un padre in galera e una madre assente ma ero certo che ci fosse del buono in fondo al suo curriculum. Continuavo comunque a perseguire il mio obiettivo, del resto lei di corda ne dava anche a me. Avevo inoltre l’appoggio di amici e colleghi: c’era chi mi prestava la macchina per uscire la sera, chi mi dava le chiavi del monolocale adibito a rifugio sessuale, chi organizzava le uscite per creare l’occasione di stare con lei. Non era un periodo facile, anzi. Cercavo la serenità di un rapporto ma mi scontravo continuamente contro qualcosa che non andava, non potevo vivere quella storia come volevo e figuriamoci se avevo la testa per capire dove fosse il problema. Una volta era la sua amica, innamorata di me, che lei non voleva deludere. Una volta erano gli orari entro cui doveva tornare a casa per chissà quale motivo. Una volta era sua madre che aveva bisogno di aiuto. Una volta non voleva lasciarsi andare per paura. Tutte le altre volte era con lo stalker.
Fatto sta che siamo finiti a letto. Ero stato così tenace e deciso che il mio obiettivo lo avevo raggiunto. Una cosa però non avevo considerato: non ero stato caparbio, ero innamorato. E lei questo lo sapeva. Ricordo vagamente quanto sono stato male in quella situazione e quante lacrime ho alternato ad attimi di felicità. A vent’anni poi veniva tutto amplificato. Passavo dal cielo agli abissi alla stessa velocità con cui raggiungevo l’orgasmo, tre secondi netti. Poi risalivo e guadagnavo spazio, iniziando a pretendere il riconoscimento dello status di fidanzato anche se, dopo l’euforia del primo mese, già da un po’ non ci chiudevamo nel monolocale e i baci, come le ore che passavamo insieme, si stavano diradando.
Un giorno, sarà stato aprile, in un periodo in cui stupidamente mi sembrava di esserle più vicino, lei sparisce. Non si presenta più al corso, il telefono è perennemente spento e nemmeno la sua amica, sempre innamorata di me, sembra sapere che fine abbia fatto. La cerco a casa e nei posti che frequenta senza successo. Vivo giorni terribili, non so che cazzo fare. Una, due, tre settimane in cui riesco solo a strappare all’amica due parole per sapere che sta bene e che non vuole più parlare e vedere nessuno. Senza un perché. Diventa un fantasma e io un po’ impazzisco, un po’ mi dispero.
Avevo in quegli stessi anni e ho tuttora una grande passione per tennis, al punto tale che ero persino diventato giudice di linea. Nella città in cui vivevo allora si disputava un importante torneo internazionale e io ero stato convocato. Da quasi due mesi non avevo più notizie di quello che credevo fosse il mio primo amore ma l’imminente arrivo della stagione estiva mi stava ridando entusiasmo. Quel torneo, il primo per me da giudice, era uno stimolo, un qualcosa di nuovo che mi avrebbe portato con la testa altrove per una settimana. E così è stato.
Sono sempre stato convinto che il caso o il destino non esistano, che la nostra vita sia nelle nostre mani, anche quando ci sfugge. Eppure non saprei come chiamare l’insieme di circostanze che, il giorno della finale, partita a cui avrei dovuto partecipare, hanno fatto sì che tra il pubblico comparisse lui, lo stalker. Mi è preso un colpo. Il cuore ha iniziato a battere forte, come fosse una pallina sparata ripetutamente dalla racchetta contro un muro. Mi sono chiesto per un istante se fosse meglio ignorarlo o andargli incontro per capire se avesse qualche notizia della rossa. Ho temuto pure che potesse prendermi a schiaffi, perché non aveva mai avuto conferme della storia tra me e lei ma aveva sempre sospettato che io ci provassi e più di una volta in passato mi aveva per giunta seguito. I miei dubbi sono durati una frazione di secondo. Nel momento stesso in cui mi stavo chiedendo cosa fare, stavo già andando verso di lui.
Mi sono seduto accanto e l’ho salutato, sembrava un ragazzo di dieci anni più grande. Fissava l’orizzonte dietro gli spalti con uno sguardo da Ulisse e con una faccia di pietra. Mi aspettavo qualche insulto, avevo già capito che non mi avrebbe picchiato. Poi si è girato e con gli occhi gonfi di lacrime mi ha detto “ciao”. E’ stato un attimo. Si è ricomposto e con arroganza ha iniziato a domandarmi cosa volessi, cosa ci facessi là, perché non me ne andassi. Mi ha aggredito, i toni si sono alzati e io ho ho reagito. Sapevo dove colpirlo, avevo bisogno della mia vendetta. Era il mio gioco quello e lui il mio avversario, il mio nemico. E così gli ho raccontato tutto. Di come era nata la storia tra me e lei, di come l’avevamo nascosta e vissuta, di come l’avevamo ingannato. Sono arrivato a dirgli quante volte avevamo fatto sesso e ho raggiunto squallidamente il top, in risposta alle sue provocazioni, quando gli ho chiesto, insistendo, se sapesse di cosa si era macchiata la tuta mimetica che lui le aveva prestato per carnevale. Il mio sperma.
La discussione era animata ma non ho mai avuto l’impressione che saremmo arrivati alle mani. Era uno scontro verbale e, in questo, solo in questo, lo sovrastavo. Lui però aveva l’asso nella manica.
“E tu lo sai perché è sparita?” mi ha chiesto. “Lo sai?! LO SAI?!” ha continuato.
Era incinta. Un brivido mi ha percorso la schiena mentre un fulmine mi cadeva sulla testa e un pugile usava le mie palle come punchball. Mi sono sentito mancare. Era incinta di chi? Ho fatto velocemente due conti, ho ripensato alla nostra ultima volta e anche a quell’altra volta in cui non mi ero controllato dentro di lei. Mi sono rasserenato. I tempi non coincidevano e gli occhi di lui mi stavano comunicando che era finita. Mi sono messo in piedi, l’ho salutato dall’alto e me ne sono andato. Avevo preso una lezione di tennis. L’avevo pagata bene. Avevo giocato con il maestro. E avevo perso. Ma ero salvo.
Poco tempo dopo, spremendo l’amica e raccontandole di questo incontro tennistico, ho appreso i dettagli che mi mancavano. La rossa frequentava me e lui. Probabilmente, pur continuando ad uscire con me, andava a letto con lui e non saprò mai quando esattamente, se prima, dopo o nello stesso tempo. Era rimasta incinta e, dopo la botta di panico, lo aveva detto a lui che per tutta risposta una sera si è presentato all’improvviso a casa sua per parlare con i suoi genitori. Sembra che il padre, anche lui un bel tipino, sia andato in escandescenze e abbia distrutto un soggiorno. Di lei non ho saputo più nulla, così come del bimbo che avrebbe dovuto nascere o che è nato. Alla sua amica, che mi chiedeva se la nostra storia fosse vera e se quindi avessimo ingannato pure lei, ho raccontato che mi ero inventato ogni cosa, che tra me e la rossa c’era stata solo amicizia. Non so perché l’ho fatto, volevo solo uscirne.
Negli anni ho pensato spesso a questa storia, una delle tante che fa parte di un repertorio di insegnamenti. Quella volta ho imparato, tra le altre, due cose fondamentali: uno, che il preservativo è il migliore amico dell’uomo single; due, che gli avversari non è detto che siano nemici, può darsi che qualcuno ti abbia indotto a crederlo ma sono sul tuo stesso campo e hanno paura di perdere e voglia di vincere esattamente come te per cui, prima di iniziare a giocare, chiediti sempre con chi ti devi confrontare, potrebbe non essere la persona dall’altra parte della rete.

Commenti

52 risposte a “Lezione di tennis”

  1. Avatar vetrocolato

    L’amore poi la paura.
    Chissà perché i finali son sempre più o meno gli stessi.

    Ciao topper, mi racconterai del raduno?
    🙂

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    1. Avatar Topper

      Illusione di un amore e paura infondata. E no, i finali non sono sempre gli stessi…

      Certo che ti racconterò! Anzi non vedo l’ora di farlo. Magari ti aggiorno in diretta…

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      1. Avatar vetrocolato

        Si, forse i finali cambiano.
        Forse sono solo i personaggi, sempre gli stessi, che ruotano in tutte le storie.

        Ecco, ci conto sugli aggiornamenti!
        E un bel post, come lo sai scrivere tu.
        Mi dispiace di non esserci.

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        1. Avatar Topper

          Dispiace anche a me che non ci sarai. Saresti stato uno dei motivi più forti della mia presenza. Ma ti racconterò, scriverò e poi giocheremo a cambiare i finali con gli stessi personaggi.

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  2. Avatar vetrocolato

    Bene, almeno mi rimarranno i racconti.
    Anche io avrei voluto guardarti in faccia, vederti dal vivo, ma ne parliamo al prossimo raduno.
    Ciao e divertiteviiiiiiii

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    1. Avatar Topper

      E speriamo che sia presto!

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  3. Avatar sherazade

    Ho letto veloce ma ‘forse’ mi piace.
    sos mi puoi tel yu o ti posso chiamare io? Il mil tel sta negli ultimi commenti di Ritroviamoci.
    shera

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    1. Avatar Topper

      Ahah, forse ti piace! Sono fiducioso!
      Cerco il numero e ti scrivo per telefono.

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  4. Avatar Laura

    Topper mi hai fatto tenerezza, troppo bello questo racconto della tua vita, ti mando un bacione grande e buon weekend!!Laura.

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    1. Avatar Topper

      E’ un aneddoto importante della mia vita, una delle tante volte in cui cambi strada e ti accorgi che stai crescendo.
      Grazie Laura.

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  5. Avatar ludmillarte

    già…capita che dall’altra parte della rete ci sia la persona sbagliata e non è affatto piacevole scoprirlo ma, come si dice e cerco di vederla così, non tutti i mali vengono per nuocere

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    1. Avatar Topper

      Beh, è proprio così. Per me è stata una di quelle esperienze difficili, soprattutto da vent’anni, da cui ho imparato tanto e da cui non era facile uscire “puliti”…

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  6. Avatar lilasmile

    Mi sembra che tu abbia capito tanto da quello che ti è successo. Comunque, per come hai raccontato che era questa rossa, diciamo che ti è andata bene! Dalla vita si imparano tante cose e forse per questo non si perde mai l’interesse per lei.

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    1. Avatar Topper

      Già, mi è andata proprio bene, anche se l’ho capito solo molto tempo dopo.

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  7. Avatar Rosario

    Complimenti, scrivi molto bene. 😀

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    1. Avatar Topper
  8. Avatar ili6

    Esperienze che producono (o dovrebbero produrre) apprendimenti. E mi par di capire che tu abbia appreso bene.
    un appunto devo fartelo, perdonami: il preservativo non è solo amico dell’uomo single, è amico anche di una ragazza ventenne o più o meno, anzi, di ogni donna che voglia tutelarsi in salute e scelte personali. Esattamente come un uomo.

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    1. Avatar Topper

      Hai assolutamente ragione, la mia era più che altro una battuta su uno sfondo di serietà. Ma a quell’età eravamo tutti un po’ incoscienti e così presuntuosi da pensare di sapere come va il mondo. Sono esperienze così forti a farci capire che invece non ne sappiamo ancora nulla. Personalmente sono contento di aver vissuto questa “parentesi” ma so anche che con un’educazione diversa probabilmente mi sarei ritrovato nei guai.

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  9. Avatar I'm unidentified

    Ne combinavi di casini a vent’anni!

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    1. Avatar Topper

      Sapessi! Qualcosa ho scritto proprio sul blog, qualcos’altro scriverò, qualcos’altro ancora non potrò mai rendere pubblico.

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        1. Avatar Topper

          Davvero, ma non è che ne vado orgoglioso!

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          1. Avatar I'm unidentified

            L’importante é che siano finite bene..queste storie.

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            1. Avatar Topper

              Beh, non tutte. Una mi ha segnato particolarmente ed è il motivo per cui ho aperto il blog. Tutte però mi hanno dato qualcosa e oggi tutto sommato posso dire che è stato un bene aver vissuto anche le cose peggiori.

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              1. Avatar I'm unidentified

                Il blog è una cosa positiva, può essere considerato un lieto fine. Si, tutte le storie portano comunque qualcosa di diverso in noi… Per esempio, ti portano a buttare un tappeto! 😉

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                1. Avatar Topper

                  Quasi quasi quel tappeto lo risparmierei. È un motivo per ricordarti quali errori non commettere di nuovo… Certo Hello Kitty meriterebbe la ghigliottina.

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                  1. Avatar I'm unidentified

                    E infatti mi stavo organizzando per spedirtelo.. Giusto per fare una buona azione, così ti ricordi di non fare cazzate 😉

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                    1. Avatar Topper

                      Accidenti, mi farebbe molto piacere ma non ci sono mai a casa, non vorrei andasse perduto. Tienilo tu.

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                    2. Avatar I'm unidentified

                      Al prossimo ritrovo te lo porto di persona! Muahahahah

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                    3. Avatar Topper

                      Purtroppo ho un impegno quel giorno…

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  10. Avatar
    Anonimo

    è sempre bello leggerti…esperienze di vita che insegnano, arricchiscono e ti fanno comprendere che bisogna conoscere le persone prima di giudicarle
    Ciao Topper

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    1. Avatar Topper

      E’ sempre bello ringraziarti. Se sapessi chi sei.

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  11. Avatar TADS

    ti dico solo una cosa,
    il tuo è uno dei rarissimi blog in cui i post lunghi non mi annoiano 😉

    TADS

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    1. Avatar Topper

      Ciao TADS, ti ringrazio per queste parole, scritte da te hanno un valore doppio. Sei uno dei rarissimi blogger che legge i miei post lunghi. Se non ti annoi è ancora meglio!

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  12. Avatar
    Anonimo

    Ma tu non dovevi avvisarmi quando postavi? Comunque direi che hai imparato un sacco di cose!:)

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    1. Avatar Topper

      Non è arrivato il piccione con il messaggio?

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  13. Avatar Jeremy Merrick

    Nemmeno a me arriva mai quel maledetto piccione!

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    1. Avatar Topper

      Mi sa che l’hanno ucciso…
      Ma hai provato l’iscrizione via mail?

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      1. Avatar Jeremy Merrick

        Eppure non sono in una zona di caccia.. Ho perso il conto delle volte in cui ho inserito la mia mail. Non vorrai mica l’iban? 😀 Non mi arrivano nemmeno le notifiche delle tue risposte.. Mah.. 😉

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        1. Avatar Jeremy Merrick

          Inserito di nuovo la mail e follow da una parte diversa dal solito.. Vedremo se ci sono riuscito!

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          1. Avatar Topper

            Qual è la parte diversa del solito? Può darsi che abbia un problema…

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            1. Avatar Jeremy Merrick

              Ho messo un “mi piace” (che mi pareva di aver già messo) e mi è apparsa una microscrittina accanto che mi chiedeva se ti volevo seguire.. non saprei, può essere che li abbia io perchè anche altre notifiche non mi sono arrivate.. però almeno ora ho visto la tua!

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              1. Avatar Topper

                Infatti ora ti vedo, sei l’ultimo follower che si è registrato. Grazie mille!

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              2. Avatar Topper

                Incrociamo le dita allora, forse ci siamo!

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          2. Avatar Topper

            Adesso sì che ti vedo tra i follower! Dove hai inserito la mail adesso e dove l’avevi inserita prima?

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            1. Avatar Jeremy Merrick

              La mail sempre nello stesso posto sotto la casella “iscriviti” invece il follow me lo ha chiesto adesso con la microscrittina che ti dicevo prima dopo il “mi piace”..

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        2. Avatar Topper

          Ahah, l’IBAN non è necessario, non ancora! Che poi dovrei essere io semmai a pagare i visitatori…
          Hai provato ad inserire l’URL del sito sul reader di WordPress? A quel punto dovrebbe funzionare come tutti gli altri. Credo.

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  14. Avatar Jeremy Merrick

    SI PUO’ FARE!!!!! 🙂 Finalmente ci sono riuscito! Ora il piccione può riposare.. 😀

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    1. Avatar Topper

      …in pace!

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  15. Avatar Lemurinviaggio

    Nel tennis, come nella vita, le sconfitte offrono tanto su cui riflettere, imparare e poi migliorarsi, ma ovviamente si rivelano preziosamente istruttive solo per chi ha la sensibilità di trarne insegnamento. (Anche noi siamo appassionati sia di sport che di vita). Complimenti per questo coinvolgente racconto, che va a toccare vissuti molto personali, descritti con una franchezza capace di emozionare!

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    1. Avatar Topper Harley

      Hai riscoperto un articolo che avevo quasi dimenticato di aver scritto, seppur quella storia sia rimasta viva in me. Ero molto più giovane ed è stata una partita che sono felice di aver perso. Se l’avessi vinta, lo avrei fatto rubando, doveva andare così. Come dici, ho imparato di più uscendone in questo modo e alla fine sono quello a cui è andata meglio.
      Ti ringrazio per i complimenti. Certe storie è facile scriverle se le hai vissute in prima persona.

      Piace a 1 persona

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