I know someday you’ll have a beautiful life,
I know you’ll be a star,
In somebody else’s sky…
Gliel’avevo dedicata anni fa. Mai testo è stato tanto appropriato a qualcosa che ho vissuto. Torno a letto canticchiando malgrado la musica e le parole siano tutt’altro che allegre. E’ la naturale tendenza a farci del male quando le difese sono abbassate, nel sonno, nel dormiveglia, quel lungo attimo in cui non siamo consapevoli di cosa può colpirci.
Il buio mi circonda. Black è il titolo della canzone, manco a dirlo. Forse sto solo pensando di cantarla. Forse non mi sono nemmeno alzato dal letto. Allora mi alzo sul serio. O di nuovo. Accendo il pc, ho bisogno di scrivere. Una volta per scrivere bastavano quattro dita su una matita e un pezzo di carta, ora ce ne vogliono dieci su un pezzo di plastica che ha già tutte le parole del mondo, basta mettere in ordine le lettere. Faccio partire il primo mp3 che capita, è Innuendo. Senza volerlo mi soffermo su questo verso:
If there’s a God or any kind of justice under the sky…
Qualcosa mi turba. Potrebbe essere un rumore che viene dall’altra stanza: la mia coinquilina, un ladro, il vento, non importa purchè non venga qui. Ma non è questo. Sono le parole di quest’altra musica. Una parola anzi, il cielo.
Inizio a scrivere pensieri sparsi che un giorno diverranno un post, se ho fortuna un romanzo. Navigo su internet. Leggo senza leggere niente. Un’altra canzone ancora colpisce la mia attenzione. Sono gli U2. Non è il 4 aprile, non è mattina presto, nessuno ha sparato, non sono a Memphis eppure:
Early morning, april 4,
Shot ring out in the Memphis sky…
Poi vedo il banner e capisco. Il cielo. 49 euro una tantum. E per tre mesi vedo Mondo, Cinema, Sport e Calcio.
E così sottoscrivo l’abbonamento a Sky…
Se vuoi…