11 agosto 2004
Esploro ancora un po’ Valencia, poi decido di tornare a Barcellona dove sicuramente mi sarei divertito di più. Appena arrivo, vado subito da Fernando ma tutti i letti sono occupati, non c’è posto. Mi propone di andare a dormire da un suo conoscente ad un prezzo stracciato, accetto subito. Seguo un tizio per strada che mi accompagna. Camminiamo parecchio, lui parla solo se interpellato. Conosce un sacco di persone che lo salutano e lo fermano, io resto sempre dietro. Arriviamo davanti ad una bottega chiusa da una saracinesca. Deve essere di un pittore, lo intuisco dalle tele sparse in giro, dai colori e dall’aria stravagante del locale. Il tipo ha bussato due volte e qualcuno, una specie di fantasma che quasi non riesco a vedere in faccia, gli ha aperto. Mi mostrano dove posso dormire e spariscono in fretta, chiudendo la saracinesca. Mi trovo in una sala grandissima con un soppalco dove è poggiato il mio materasso. Sembra un magazzino, pieno di roba curiosa, manichini, quadri, cornici, lampade.C’è un televisore acceso con a lato una ragazza sdraiata su un divano che fa una smorfia appena mi vede. I due tipi non torneranno, restiamo solo io e lei lì dentro. Non è molto socievole, è però molto carina. Mangio quello che ho, ben poco, mi sistemo e apro la cartina sul tavolo, voglio ancora scoprire qualcosa di Barcellona. La ragazza lo capisce, si avvicina e mi consiglia dove andare in base a quello che le chiedo. E’ inglese. Noto che è imbacuccata come fosse dicembre e, sul divano, era sotto una coperta. Forse non sta bene. Parliamo un po’, nonostante stesse guardando qualcosa alla TV davanti alla quale, mezz’ora dopo, si addormenta. La mattina non la troverò.
Se vuoi…