
Dürrenmatt è uno di quegli autori del quale vorrei leggere ogni opera. Per cui, quando mi ritrovo davanti ad un libricino col suo nome stampato sopra, per giunta al costo di un gelato, lo prendo senza esitazione, anche se non lo conosco. Questo è un racconto breve, un piccolo cadeau dello scrittore, pubblicato in Italia quasi trent’anni fa in un’edizione strampalata, ormai introvabile, che presenta errori di stampa e di punteggiatura, senza tuttavia danneggiare la narrazione. È la vicenda di uno studente che prende il suo solito treno per partecipare ad un seminario all’università, ad un paio d’ore di distanza. Imboccato un tunnel, il treno non sembra uscirne più e, tra lo stupore e l’indifferenza dei passeggeri, si scoprirà che il convoglio è diretto al centro della Terra. Non si tratta di fantascienza, solo di una metafora sull’ineluttabilità della morte o del destino, che all’improvviso fa il suo gioco senza avvertimenti e che ognuno accetta a proprio modo. A tal proposito, magistrale è la frase finale o meglio la parola finale, cioè “niente”, alla domanda su cosa si possa fare per sistemare la situazione. Tra le pagine, si possono trovare altre piccole perle da interpretare, fermo restando che ci si può leggere quel che si vuole, il nulla compreso. Che alla fine si tratti di una storia insulsa o di un gioiellino, non importa. Come si dice, il viaggio è la meta. Soprattutto se è l’ultimo.
Friedrich Dürrenmatt – Il tunnel




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