
Mi aspettavo di più da questo romanzetto a cui sono arrivato attraverso un passaparola che ne parlava discretamente e che invece mi ha ingannato. Maeve è una bella ragazza che vive a Los Angeles a casa della nonna morente, ex star del cinema. Maeve adora la sua città e il suo lavoro nel parco divertimenti, dove si traveste ogni giorno da regina del ghiaccio per intrattenere i bambini. Maeve ha sogni e pensieri comuni che usa come forma di autocontrollo per nascondere la propria natura sadica, volta a torturare e uccidere. Perché Maeve è psicopatica ma, per quasi mezzo libro, resiste ad una vita apparentemente normale e appagante finché, nella seconda metà, esplode e scatena tutta la sua fantasia malata verso le povere vittime. Ora, tolta una potenziale storia d’amore che si conclude nel colpo di scena finale e nemmeno in modo così eclatante, visto che l’andazzo era abbastanza chiaro, la trama è tutta qua. Un flusso di pensieri confusi che trova l’apice nelle depravazioni di Maeve, roba più splatter che horror, assolutamente inutili perché narrate senza il minimo pathos: sembra che inventare qualche scena raccapricciante sia stato sufficiente per azzardare confronti con Jason Bateman di American Psycho e persino con Stephen King, menzionato dall’autrice nei ringraziamenti per il semplice fatto di esistere. Ecco, il vero orrore sta nell’aver solo ipotizzato paragoni del genere. In tal senso, il romanzo sì che spaventa.
CJ Leede – Maeve




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