
Il gusto per il macabro di Carrère era già venuto fuori con questo romanzo, uno dei primi delle sua carrière. Un tizio si sveglia la mattina e decide di apportare un piccolo cambiamento al suo aspetto, tagliandosi i baffi. Immaginando la sorpresa della moglie, resta a sua volta sorpreso quando la donna non gli dice nulla in merito. Niente, nemmeno un accenno alla novità che a lui, dopo tanti anni, sembra abbastanza eccezionale. Amici e colleghi si comportano allo stesso modo, continuando ad interagire con l’uomo senza il minimo riferimento ai baffi mancanti. Decisamente spiazzato, il protagonista entra in paranoia e ipotizza si tratti di uno scherzo ben congegnato. Inizialmente sta al gioco, poi qualche segnale lo induce ad approfondire la questione. Finché, titubante e nervoso per l’assurdità della richiesta, si confronta con la moglie chiedendole spiegazioni: la poveretta, esasperata, gli assicura che lui, i baffi, non li ha mai portati. Inutili risulteranno le foto di viaggio scattate insieme o le interrogazioni agli amici. Anzi, il quadro peggiora perché l’uomo scoprirà di non aver compiuto quel viaggio né di aver mai avuto quella coppia di amici. Pure il padre, che credeva sarebbe andato a trovare la domenica a pranzo, risulterà essere deceduto un anno prima. Tutte le sue certezze a questo punto vacillano, portandolo a dubitare perfino dell’esistenza della moglie. Immagina complotti ai suoi danni, tirando in causa il romanzo I Diabolici di Boileau-Narcejac (che ho letto da poco e dimostra l’esistenza di un filo sottile che lega i libri in coda sul nostro comodino virtuale), fugge all’estero e torna indietro ormai in preda alla follia. Per un breve tempo, ha l’impressione che ogni tassello della vita che ricordava si sia rimesso a posto. Ma quando, davanti allo specchio per curare i baffi finalmente ricresciuti, capisce di essersi illuso, la pazzia prende il sopravvento. E il rasoio pure.
Emmanuel Carrère – I baffi




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