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Un breve, brevissimo, pure troppo, monologo per il teatro che sintetizza il tristemente famoso saggio del fu führer. La quarta di copertina parla di anni di ricerca e di scrittura e qui una risata, se non una pernacchia, sarebbe spontanea perché sì, le parole saranno pure ricercate e potenti, soprattutto immaginando la voce di Massini in una sala, ma il risultato è abbastanza scarno e dubito che l’autore abbia impiegato più di qualche settimana a scriverlo. O di qualche giorno. Non so nemmeno quanto ci sia del Mein Kampf perché non l’ho letto né credo che lo leggerò mai. Si tratta probabilmente di una mera operazione commerciale che comunque ha il merito di tracciare un vago profilo, a tratti pure compiaciuto, del giovane Hitler e dei suoi intenti. Qualcuno potrebbe pure ammirarlo. Qualcuno lo ammira sicuramente. Ma non c’è bisogno di conoscere il Mein Kampf originale e non c’è bisogno di leggere i suoi derivati quando si sa un minimo di storia e si sa come finisce la storia, l’amaro in bocca resta in ogni caso.
Stefano Massini – Mein Kampf. Da Adolf Hitler
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