Uno, nessuno e ventitré

Monarch: Legacy of Monsters

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Un nuovo capitolo dell’universo hollywoodiano chiamato MonsterVerse in cui i kaiju (i mostri o titani), capitanati da Godzilla, fanno breccia nella Terra (e nella terra) e, non essendo né piccoli né addomesticabili, fanno anche un po’ di casini. La storia si svolge su due piani temporali, uno a fine anni ’50 e uno nel 2015, dove il personaggio chiave è interpretato nel presente da un Kurt Russell più mitico di Godzilla e nel passato da suo figlio Wyatt Russell che di mitico ha solo il cognome. Monarch è l’organizzazione di cui il nostro eroe ha fatto parte, nata per individuare e studiare i kaiju o, eventualmente, combatterli. Tuttavia, con l’esercito americano di mezzo, guerra e distruzione sono garantite e Monarch non dimostrerà di avere sani principi. Al contrario di Godzilla che continua a sopravvivere agli attacchi disonesti e fare da paciere tra i suoi simili (ammazzandoli) e l’umanità (proteggendola). Gli effetti speciali sono strepitosi, credo migliori di qualsiasi film del MonsterVerse sinora proiettato, sia per la cura con cui sono stati realizzati i mostri sia per la fotografia e le scenografie spettacolari che spaziano tra vari posti del globo, isole, foreste, montagne, deserti, ghiacci, giungle. E mondi paralleli. Apple TV+ non smentisce la sua fama e il suo portafoglio. La trama è avvincente ma (e dico “ma” perché io avrei preferito più scontri tra titani) molto incentrata sulle vicende personali dei personaggi. Non la definirei infatti una serie su Godzilla che, non a caso, si vede pochissimo. E’ una serie fantastica nel suo genere, funziona e funzionerà se ci sarà una seconda stagione. L’apparizione di Kong nel finale lascia intendere di sì.

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