22 agosto 2011
Appunti:
- temporale notturno, paura per l’acqua;
- Marie + Simone;
- Cruz de Hierro che non arriva mai;
- “can you help me?”;
- Molinaseca, a Ponferrada albergue chiuso;
- Marie Moleskine;
- Manjarin e i templari;
- birre e vino la sera;
- Boris;
- letti all’aperto in albergue.
David ha riconosciuto il bastone di Pablito. Non so come faccia a sapere chi è Pablito. Lui, come Marcelino, vive a centinaia di chilometri di distanza e di certo non si sposta molto.
Sveglio Marie come mi aveva chiesto. Prima di addormentarsi, la sera prima, mi ha detto che era felice di aver passato del tempo con me. Non ho chiuso occhio quella notte: mi faceva male la gamba quando mi giravo di lato, Charlotte si è svegliata piangendo un paio di volte e fuori è piovuto di continuo. Ho temuto la pioggia appena sveglio. Ho messo tutta la roba in sacchetti di plastica dentro lo zaino, come suggerito da Simone, un veronese simpatico conosciuto a Hontanas. Tra l’altro con Marie lo avevamo trovato pure a cena e con birra e vino la serata è stata divertente.
Ci mettiamo in marcia. Non piove per fortuna, con Marie sorridiamo. Dopo meno di un’ora ci raggiunge Simone, si unirà a noi. Chiacchieriamo e camminiamo, in salita, per raggiungere la Cruz de Hierro. Il pomeriggio del giorno prima Marie ha creduto di vederla e l’ha fotografata ma era solo un’antenna, un traliccio dell’energia. Simone è divertente, ridiamo parecchio. Nel frattempo il carrellino di Marie ha ufficialmente preso il nome di sheep per via di quella storia che racconteremo a molti altri e cioè di quando ho pensato che Marie e il carrellino fossero una pecora. Questo la mattina alle 6.30, uscendo da León, nel buio, quando ho incontrato la fatina. Alla Cruz de Hierro facciamo diverse foto. Il posto merita un minuto di riflessione. Non dimenticherò le parole di quella signora che ripeteva “che donna!”, “incredibile, che donna!” parlando di Marie.
Si cammina, anche piuttosto bene. Dopo le 13.00 però di solito la stanchezza si fa sentire. Verso le 16.00 arriviamo a Molinaseca e subito dei pellegrini ci dicono che a Ponferrada l’albergue è chiuso per motivi d’igiene. Non possiamo fare altro che restare lì. Mi do da fare per trovare una sistemazione per Marie e Charlotte. Alla fine dormiranno in una capannina accogliente con due letti nel giardino dell’albergue municipale. E’ perfetto. Io e Simone invece abbiamo due letti all’aperto, sotto una tettoia, praticamente per strada. Fa pure freddo. L’ospitalero si stupisce dei timbri sulla mia credenziale, cammino tanto. Dice che arriverò a Santiago in cinque giorni.
In paese avevamo incontrato Boris, l’austriaco. Mi ha fatto piacere ritrovarlo ancora una volta. Si unisce a noi. Parla il tedesco e chiacchiera molto con Marie. Dopo cena compriamo da bere e passiamo una bella serata davanti alla casetta. La bimba dorme dentro.
Boris diventa uno di noi. Prima eravamo tre: the princess (Marie), the boss (io) e the knight (Simone). Dopo diventeremo i re magi con Marie.
Dormo poco per i dolori alla gamba e per il freddo. Tutto sommato però sono contento, mi avvicino a Santiago. Marie mi abbraccia prima di andare a dormire, mi chiede di nuovo di svegliarla.
Se vuoi…