Pasquale Festa Campanile lo conoscevo come regista di commedie che guardavo quando ero piccolo. Me lo ricordavo soprattutto per il cognome. Non sapevo che diversi dei suoi film sono trasposizioni di libri scritti da lui stesso. Il ladrone è uno di questi. Ho preso il libro, un’edizione vecchissima, presso la Biblioteca Privata Itinerante “Pietro Tramonte” che invito chiunque ad andare a visitare se ci si trova in giro per Palermo. Il signor Pietro scambia, regala e vende a pochi euro libri che espone all’aperto in alcuni scaffali stracolmi disposti in una stradina non lontana dal centro storico. Quando ho iniziato a leggere Il ladrone mi è venuto in mente il film che avevo visto secoli fa con un Enrico Montesano bravo e non ancora rincoglionito e una Edwige Fenech come sempre favolosa. Mi era piaciuto allora e mi è piaciuto ora che me lo sono rivisto. Il romanzo, ambientato in Galilea ai tempi di Cristo, racconta la storia di Caleb, un vagabondo che tra espedienti, raggiri e trucchi per sopravvivere ingannando la gente incrocerà per la sua strada Gesù e dubiterà dei suoi miracoli, ritenendolo un imbroglione come lui. Tra alterne fortune e strane avventure verrà crocifisso accanto al messia, che gli prometterà il paradiso (Caleb nei Vangeli è il ladro buono). A differenza del film, il libro è abbastanza crudo e alterna momenti leggeri e ironici a veri e propri drammi con uccisioni e violenze, comunque senza annoiare mai. Le massime di Baracuc, il falso profeta citato continuamente da Caleb, sono più interessanti delle parabole e tutte da sottolineare. Festa Campanile sapeva scrivere e chissà che non vada a cercare qualche altro suo libro, magari dal signor Pietro che, non a caso, porta il nome di uno dei discepoli prediletti di Gesù.
Pasquale Festa Campanile – Il ladrone
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