Ufficio. Pausa pranzo. Il monitor non mostra un’immagine a caso, dice che sono ancora a Roma ma che piano piano mi sto teletrasportando là. Non sarò veloce come il capitano Kirk dall’Enterprise, mancano ancora troppi giorni, eppure atterrerò anch’io su un altro mondo. Un mondo nuovo, diverso da quelli che sono abituato ad esplorare, composto però dagli stessi elementi in cui sono cresciuto: un’isola, il sole, il mare, i fondali, le spiagge. E il sud. Che sta pure per sudore.
L’indizio n. 3 è in realtà una prova, il biglietto aereo. L’ultimo o forse il primo tassello del viaggio, che si aggiunge alle camere prenotate per dormire, al noleggio dell’auto, al rinnovo del passaporto e alla lettura della Lonely Planet, indizio n. 1, acquistata tempo fa. Ho stilato la lista della roba da mettere in valigia e lo spazio maggiore lo occuperanno l’attrezzatura subacquea e le scarpe da running. Sì, perché voglio immergermi nella barriera corallina e, se mi sveglio, correre sulla sabbia. Con un costume e un paio di occhialini potrò nuotare nell’Oceano Indiano. Non credo mi serva molto altro e comunque per tutto il resto c’è MasterCard, confidando di non spremerla troppo.
Dice il saggio: il volontario parte per uno scopo che non è il suo, il turista parte per uno scopo che è esattamente il suo mentre il viaggiatore parte per uno scopo che ignora. Questa volta, nonostante torni in terra africana, non andrò in veste di volontario e, trattandosi di un’isola piuttosto piccola, non farò nemmeno il viaggiatore. Sarò un turista, con pochi programmi e uno scopo preciso che è la voglia di restare un po’ fuori dal mondo.
Se vuoi…