Non aver mai creduto in niente è stata quasi una rivelazione. Come svegliarsi un giorno e constatare che sul letto, sotto il cuscino dei sogni, erano rimaste tutte le stronzate che ti hanno sempre propinato e che invece, addosso, avevi il profumo delle tue certezze, quelle tangibili, umane, severe a volte ma sempre affidabili. Già ai tempi della prima comunione eri un piccolo ateo senza saperlo. Mettevi in dubbio l’esistenza di dio, del paradiso e tutto quanto e non ti spiegavi quel buco cosmico tra Adamo ed Eva e la scimmia da cui l’uomo ha avuto origine. Ma nemmeno il buco cosmico in generale, anche se hai fiducia nella scienza.
Quella notte di Natale è stata emblematica, una svolta: messa di mezzanotte che chissà perché cazzo sei lì, la mamma che sta male e torna a casa e ti chiede di prendere la sorellina, seduta in prima fila per terra sotto l’altare. Il non poterla raggiungere per la confusione, la chiesa gremita, un muro invalicabile. La gente che non ti fa passare, che ti rimprovera se ti intrufoli perché sei alto e non vede, che ti sgrida perché non stai fermo, che non ti ascolta né ti aiuta per richiamare l’attenzione di tua sorella. E allora, con tutta la forza dei tuoi nove anni, ti incazzi, alzi la voce e mandi a fanculo quel branco di ebeti incapaci di sentire le suppliche di un bambino che quasi piange per i nervi. In quel momento capisci che qualcosa non funziona. Forse la croce ipnotizza, l’ostia contiene sostanze stupefacenti o il sommo prete ha ordinato di non farti passare. Con calci e gomitate arrivi davanti, afferri il braccio di tua sorella ed esci correndo per il sacro corridoio centrale. O almeno così avresti voluto. In realtà hai dovuto attendere la fine dell’omelia per tornare a casa, gli ebeti hanno vinto. E’ stata l’ultima volta. L’ateo che era in te è cresciuto, ha iniziato a capire e non ha più messo piede in una chiesa se non per ammirarne la bellezza. Perché ormai sa che è stato l’uomo a fare le chiese, la religione e dio, a sua immagine e somiglianza.
Il tuo non credere si è poi esteso un po’ a tutto il resto, con le dovute limitazioni. Gli oroscopi, i segni zodiacali e l’astrologia tutta in primis, tranne i Cavalieri dello Zodiaco che hai visto e ti hanno insegnato tanto. I tarocchi, la chiromanzia, i veggenti e i preveggenti, Wanna Marchi e tutte quelle stronzate là. La cartomanzia, ad eccezione però della magia del poker. La magia stessa. Nera, rossa, bianca o pervinca che sia, esclusa appunto quella del poker, dei luoghi e dei sentimenti che comunque non ha niente di sovrannaturale. I riti satanici, le apparizioni, gli esorcismi, interessanti solo nei romanzi e nei film. Il diavolo, fermo restando quella magnifica invenzione che è Woland de “Il maestro e Margherita”. I fantasmi, i poltergeist, i medium, le entità paranormali, Mike Bongiorno: sempre invenzioni o esagerazioni, niente potrà farti credere che esistano. Così come niente accade per caso. Giocavi qualche anno fa con il contrasto tra caso e caos: spostavi una lettera e tutto cambiava senza che il meccanismo si inceppasse. Il caso è ordine, la precisione di un qualcosa che trova la perfezione di tempo e spazio per manifestarsi. Il caos è il disordine in cui quel qualcosa si mostra quando e dove cazzo gli pare. Sono le due facce di una stessa moneta. La lanci in aria e cosa (altro soggetto, altra lettera spostata) decide quale lato deve vincere? La fisica. Quella non sbaglia. Non la fortuna, non la sfortuna.
E adesso, a due giorni dalla partenza per l’Islanda, vacilli. E’ stata la fisica, la forza della natura, la sfortuna, dio, la madonna, Madonna, una congiunzione astrale, il caso, il caos o cosa a decidere che il fottuto vulcano Bardarbunga dovesse risvegliarsi proprio ora e mettere a rischio tutti i voli sull’isola?
Aggiornamento del 28 agosto, ore 00.35: Confermato, il vulcano si sta contenendo, posso partire.
Aggiornamento del 28 agosto, ore 00.38: Confermato, dio non esiste, posso non credere ancora.
Se vuoi…